venerdì 22 febbraio 2019

Non - Allineati: lo sviluppo parte dal web



Nemmeno i Paesi Non-Allineati si affidano più alle Nazioni Unite. Hanno tentato per anni di costruire un «Nuovo ordine mondiale dell’informazione e della comunicazione» all’interno dell’Unesco, l’agenzia Onu che si occupa di queste cose. Alla fine ci hanno rinunciato e ora hanno preso la via privata. Da due giorni, è in funzione un canale d’informazione che li raccoglie tutti; che nei loro obiettivi dovrebbe riparare i danni di un sistema di comunicazione che ha «a lungo privato le nazioni in via di sviluppo di una corretta copertura delle notizie»; ma che essi finanziano e sostengono al di fuori di ogni organizzazione internazionale. Lo strumento si chiama NNN ed è un sito web: la sua base è a Kuala Lumpur, la capitale della Malesia, nella sede dell’agenzia nazionale Bernama e ad esso possono inviare informazioni tutte le agenzie di notizie e i giornali dei 114 Paesi del Movimento dei Non-Allineati (Nam), oltre ad alcune fonti considerate amiche come l’agenzia di Stato cinese Xinhua. «Possiamo essere - ha detto l’ambasciatore cubano in Malesia Pedro Monzon Barata - il bilanciamento che si contrappone alla manipolazione dei media occidentali».

L’obiettivo è ambizioso: per ora, il servizio - che verrà inaugurato con fanfara in giugno - è in inglese ma presto dovrebbe avere servizi in francese, spagnolo e arabo. Soprattutto, vorrebbero descrivere l’attualità secondo un punto di vista non americano o euro-centrico. Ieri pomeriggio, per esempio, il sito mostrava queste top-stories: la Tailandia che ha rinviato i colloqui per la creazione di un’area di libero scambio con gli Stati Uniti; il gruppo industriale iraniano Khodro che ha completato in Siria un impianto da 5 mila auto Samand l’anno; la finestra stretta rimasta per la pace in Costa d’Avorio; la Chiesa cattolica che si sta muovendo come mediatore in dispute ecologiche tra Argentina e Uruguay. In più, si potevano leggere analisi sul record di longevità detenuto in Sudamerica dai cubani, sull’Iran che entra nel club nucleare, sulla Turchia che studia investimenti in Bangladesh. Informazioni che, effettivamente, non tutti i media occidentali hanno trattato con rilievo o con benevolenza.

I tentativi di creare un Nuovo ordine dell’informazione risalgono agli anni Settanta e Ottanta, quando il Movimento dei Non-Allineati puntava a imporre nuove regole nel quadro dell’Unesco. Ma naufragarono nel 1984 allorché Washington e Londra si ritirarono dall’agenzia - molto anti-occidentale - e ne provocarono la crisi finanziaria. Ora malesiani, cubani, sudafricani, indiani e gli altri non-allineati sostengono che Internet e una maggiore ricchezza dei Paesi emergenti hanno permesso la creazione di uno strumento capace di promuovere un mondo multipolare. Qualcosa sognato fin dal 1955, quando il movimento fu lanciato a Bandung, Indonesia, nominalmente per non schierarsi né con l’America né con l’Unione Sovietica. Tenere assieme su un progetto concreto 114 Paesi - alcuni democratici altri retti da dittatori, alcuni aperti altri autarchici - sarà però molto difficile.

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