martedì 19 marzo 2019

Coscienza e Social Network



Una breve riflessione sul video che, da alcuni giorni, Facebook sta offrendo ai suoi utenti per festeggiare i 10 anni del social network.
Ho notato che alcuni amici hanno percepito una violazione della propria privacy guardando il video, che pure è automaticamente scaturito da quanto loro stessi hanno postato e mostrato di sé.
In effetti, a ben guardare, sottilmente qualcosa c'è di vero in questa sensazione, anche se, razionalmente, ha poco senso, visto che tutto il materiale che il video presenta è quello che noi stessi abbiamo reso disponibile pubblicamente.
Dov'è allora la coerenza tra quello che facciamo - abbiamo fatto - e quello che 'sentiamo'?
Il punto è che le foto, i link, i testi, li abbiamo inseriti noi - liberamente - senza un ordine o una gerarchia.
Abbiamo semplicemente espresso gioia, dolore, piacere, amicizia, accordo, in pensieri ed immagini, condividendo questi nostri sentimenti e pensieri con amici reali o virtuali.
Il video, invece, ci viene dall'esterno, da un algoritmo, da qualcosa di inanimato, meccanico, dunque.
L'algoritmo alla base del video non considera il valore intrinseco, personale, dei nostri pensieri o sentimenti, o la nostra affezione ad un'immagine piuttosto che a un'altra.
No, calcola solo quanti 'mi piace' ha ricevuto o quante volte è stata condivisa.
Dunque un criterio statistico, non vivente, morto.
Ecco che allora, nonostante che Facebook ci abbia fatto diventare tutti un po' esibizionisti e un po' guardoni, rinunciando alla nostra privacy, qualcosa in noi percepisce una nota stonata.
Qualcosa in questo video assomiglia a una 'violazione', ad una intromissione estranea.
Se seguiamo in profondità questo sentimento - magari appena abbozzato in noi - scopriamo che è proprio il fatto che il video sia stato prodotto da qualcosa di disanimato che ci offende, che ci fa sentire 'violati'.
Non è stato montato da un amico, da un essere animato e dotato di simpatia e comprensione, ma è il prodotto di una 'entità' dis-animata, fredda, ottusa nella sua elettronica intelligenza.
In qualche modo, temiamo oscuramente che questa 'entità' abbia preso possesso di una minima parte di noi.
E non siamo del tutto lontani dal vero.
Che fare dunque?
Lasciarlo realizzare o meno, postarlo o meno, non fa la differenza.
La differenza la fa essere coscienti di quello che facciamo - qualunque sia la nostra decisione - e sopratutto di ciò che sottilmente percepiamo come movente della nostra scelta.
La luce della coscienza illumina l'oscurità delle entità subumane - come quelle che agiscono negli ambiti elettrici, magnetici, atomici - permettendoci di tener loro testa.

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