E’ semplice: basta cedere su un punto cruciale (la verità) e la rovina sarà garantita. La verità omessa è questa: il Covid è curabilissimo, da casa. La menzogna: il “vaccino” (che vaccino non è) resta l’unica soluzione. Falso: la terapia genica sperimentale introdotta nel 2021, che mai sarebbe stata autorizzata se si fosse ammessa l’esistenza delle normali terapie, non solo non riduce affatto i contagi, che di per sé oltretutto non significano nulla; il “non-vaccino” è anche la corda con cui impiccare quel che resta della democrazia italiana. Addio giustizia, diritti, libertà, privacy. Addio economia, addio socialità. Addio cinema e teatro, addio bar e ristoranti. Addio Italia. Imperdonabile, la scelta di Mario Draghi: puntare tutto solo sul “non-vaccino”, trascurando in modo sciagurato le terapie. L’associazione medica “Ippocrate” ha appena presentato il suo bilancio, dopo 60.000 pazienti Covid curati e guariti da casa: nessun ricovero, nessuna vittima. Lo scandalo: l’Italia non ha ancora adottato un protocollo come quello di “Ippocrate”.
Il ministero della sanità è addirittura intervenuto, in sede giudiziaria, per bloccare l’adozione delle cure precoci: quelle che azzerano il rischio di ospedalizzazione, facendo crollare i numeri su cui si basa l’emergenza sanitaria che tiene in ostaggio l’Occidente. La vergogna: Tachipirina e “vigile attesa” (dell’aggravamento) rappresentano ancora l’autostrada per l’inferno che l’esecutivo tiene aperta. Scandalo nello scandalo: Roberto Speranza è tuttora ministro della sanità. E personaggi come Franco Brusaferro (alla guida del catastrofico Comitato Tecnico-Scientifico, oltre che dell’Istituto Superiore di Sanità) hanno fatto a gara per nasconderla, la verità, con colleghi del calibro dei pomposi virologi televisivi, o di “esperti” come Nino Cartabellotta, che regge la fondazione Gimbe (narrata come indipendente, ma che in realtà si finanzia lavorando per le Big Pharma). Il clan italico dell’epoca Conte-Arcuri è ancora determinante, a quanto pare, se ha la forza di imporre l’apartheid sanitario anche sotto il regno di sua santità Mario Draghi, che non ha voluto (o potuto) emarginare la menzogna. L’ha lasciata al potere, con la facoltà di rovinare la vita a milioni di italiani, spalancando prospettive da incubo. Giorgia Meloni parla di fine della democrazia, mentre il timidissimo Salvini si limita a giudicare irrealistica l’estensione universale del Green Pass per via della carenza di dosi “vaccinali”. L’ex grillino Pino Cabras mette a fuoco lucidamente la questione: se il “vaccino” non limita affatto i contagi, che senso ha imporlo come condizione per sedersi al ristorante?
Sentire persone che ancora si ostinano a ragionare onestamente fa quasi tenerezza: se avessimo la macchina del tempo, sarebbe come vedere qualcuno che tenta di convincere le SS, spiegando loro che gli ebrei non sono colpevoli di niente. Trascurando – per pietà – qualsiasi osservazione sugli imbarazzanti “vaccini genici”, c’è da friggere di rabbia di fronte allo spettacolo di un governo che, si dice, aveva il compito di risollevare il paese dopo la micidiale cura-Conte, imposta dai peggiori poteri oscuri legati all’oligarchia reazionaria mondiale. Bastava che Draghi – oltre a fornire le dosi “vaccinali” per i più sprovveduti, in preda al panico – avesse avuto cura di disporre, parallelamente, un adeguato protocollo sanitario nazionale per la terapia domiciliare dell’influenza 2019, con tutte le sue ovvie “varianti”. Non solo non l’ha fatto, ma ora obbliga gli italiani a subire un regime di apartheid: in nome di una farmacologia solo sperimentale, in base a cui imporre una sorta di Tso, inflitto in primis agli stessi medici, in barba alla Costituzione.
Tecnicamente, ha ragione Meloni: se così stanno le cose, allora la democrazia è proprio finita. Addio, Italia. Ormai non ha più senso neppure continuare ad affannarsi a scrivere sui blog: chi doveva capire, ha capito. Ad aprire gli occhi ai dormienti, probabilmente, provvederà la spietata durezza dei giorni che verranno, per la gioia del potere mondiale che ha programmato la più clamorosa campagna terroristica della storia, sulla base di una epidemia influenzale dalla letalità pressoché irrisoria. Basta curarli in tempi ragionevoli – dicono i medici di “Ippocrate” – e persino i novantenni evitano di essere ricoverati. La verità è questa, ma il governo la calpesta: la sotterra, insieme alla dignità e alla libertà dei cittadini, peraltro in gran parte ridotti a zombie, alcuni rimbecilliti al punto da circolare ancora per strada con il volto coperto da uno straccetto completamente inutile, oltre che dannoso per la salute. Ora siamo all’ultimo atto, l’apartheid: non è il caso, davvero, di spendere altre parole.
E’ finita: si è arrivati esattamente dove si temeva si potesse giungere. Di fronte a questo, impallidisce ogni altro argomento di attualità, politica o economia: non vale la pena affrontarlo, perché è oscurato dall’emergenza democratica che sbriciola i diritti umani. Un sentito grazie, intanto, a chi ha ostinatamente, ottusamente rifiutato di riconoscere la cinica premeditazione degli eventi. E un grazie ancora più grande va a tutte le pecore che, con la loro zelante sottomissione, hanno permesso al lupo di sbranare anche chi pecora non è. Merito loro, se la democrazia si spegne: nessuna dittatura potrebbe mai prevalere, se non potesse contare su milioni di servi, pronti persino a denunciare il vicino di casa. Quello è il bivio, definitivo, in cui due umanità distinte si separano: per sempre.