giovedì 28 febbraio 2019

Washington - Mosca - Pechino: nuovo ordine mondiale?


Ci si è più volte chiesti quale fosse la posizione della Cina continentale verso quello che da tempo sembra delinearsi come un nuovo ordine mondiale fondato sul bipolarismo tra Mosca e Washington; notizie di poche ore fa sembrano indicare il coinvolgimento diretto di Pechino in questo processo.

La notizia è in realtà la stessa, divulgata in maniera simile tanto da assumere le caratteristiche di un informale comunicato congiunto pubblicato on line a firma di Joe McDonald, che si qualifica come collaboratore di Associated Press, da “Seattle Post Intelligencer” ed a firma di Wang Ping, che si qualifica come “editor”(direttore responsabile) sul sito del canale televisivo cinese “CCTV”, nella edizione in lingua inglese. Gli Stati Uniti forniranno assistenza tecnica alla Cina a sostegno del suo programma nucleare civile che prevede la costruzione di 31 nuove unità nucleari da ora al 2020. L’accordo prevede assistenza tecnica anche per quanto riguarda la sicurezza, in particolare nel quadro della prevenzione di utilizzo di materiale derivante da attività nucleari civili da impiegare, ad opera di gruppi terroristici, nella realizzazione di cosiddette “bombe sporche”, costituite da esplosivo convenzionale “farcito” di elementi radioattivi che verrebbero proiettati nell’ambiente, contaminandolo, in maniera simile ai frammenti metallici inglobati nelle bombe degli attentatori suicidi per aumentare la letalità dello scoppio.

In questa maniera, di fatto, la Cina viene associata alla cosiddetta “lotta al terrorismo internazionale”, lo slogan che indica quegli informali accordi in stile da “nuova Yalta”. Al riguardo McDonald cita dichiarazioni di Linton Brooks, Capo dell’Ente Nazionale per la sicurezza Nucleare, che tra l’altro cura l’arsenale nucleare statunitense. Gli fa eco Wang Ping che riporta a sua volta, tra le altre, questa dichiarazione di Brooks, che non traduciamo perché dal significato intuitivo «Linton Brooks, administrator of US Nuclear Security Administration, said: "We admire very much the work China is doing on nuclear safeguards and we look forward to cooperating with China. This is an important demonstration of that cooperation"».

Questa notizia giunge a pochi giorni di distanza dalla visita a Pechino (Agenzia Radicale di giorno 20 ottobre 2005 “Condominium" russo/americano? Che farà l'Europa?”) del Segretario alla Difesa USA Donald Rumsfeld, del quale erano state riportate preoccupate dichiarazioni sull’arsenale nucleare militare cinese che sembrerebbero superate dalla notizia di questo accordo di cooperazione.

Ed ancora, è l’agenzia giornalistica cinese “Xinhuanet” che in una corrispondenza da Mosca del 24 ottobre rende noto, con una strana “triangolazione”, l’incontro Sergei Ivanov, ministro russo della Difesa, e Stephen Hadley, Consigliere statunitense alla Sicurezza Nazionale, che hanno discusso di cooperazione nella lotta al terrorismo internazionale ed alla proliferazione delle armi di distruzione di massa. Al riguardo traduciamo un paragrafo chiave della nota di agenzia «I due rappresentanti hanno anche discusso di azione congiunta (interaction) per quanto attiene la difesa e la sicurezza, sia per in relazione a scenari regionali che internazionali, comprendendo la situazione nella Penisola di Corea, l’Iraq, l’Afghanistan e l’Iran.
Nel lancio di “Xinhuanet” viene più volte citata come fonte primaria l’agenzia ufficiale russa “Itar-Tass”. Siccome in questo genere di cose ogni particolare ha un significato preciso ed intenzionale, si può cominciare a pensare che stia cominciando ad avvenire una transizione che aprirà l’attuale nuovo ordine, che attualmente fa perno sul bipolarismo tra Washington e Mosca, anche a Pechino, con il contributo di altre importanti capitali, tra le quali sta svolgendo un ruolo affatto secondario Roma.

Torneremo sull’argomento che si fa sempre più intrigante, anche perché questa tendenza sminuisce il ruolo di altre organizzazioni internazionali, a cominciare dall’Organizzazione delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea, quest’ultima sempre più marginale nella politica internazionale.

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