venerdì 7 giugno 2019

Spie e spionaggio



Una lobby è come un fiore notturno. Fiorisce nell'oscurità e muore al sole", ha scritto in una nota personale, nel 1982, Steven Rosen, direttore dell'ufficio degli affari esteri del Comitato Israelo-Statunitense degli Affari Pubblici (AIPAC, in inglese). Bene. Venerdì 27 agosto le catene televisive CNN e CBS hanno fatto un po' di luce sulle attività del Comitato, la lobby filoisraeliana più potente di Washington, strettamente collegata con i "falchi-galline" della Casa Bianca. Queste hanno, infatti, rivelato che l'FBI sta indagando su un ufficiale del Pentagono che avrebbe passato alcuni documenti altamente riservati a membri dell'AIPAC e che questi, a loro volta, avrebbero fatto arrivare al governo israeliano, attraverso la sua ambasciata negli Stati Uniti. Le alte schiere del Comitato e le autorità di Tel Aviv hanno negato, ovviamente, che tutto questo fosse accaduto. La talpa del Pentagono si chiama Larry Franklin, è un analista specializzato in questioni mediorientali ora lavora agli ordini di Douglas Feith, sottosegretario del Dipartimento della Difesa. Franklin avrebbe consegnato, tra i vari documenti, l'annullamento di un ordine presidenziale segreto che riguardava l'Iran.
Anche Feith ha la sua parte in questi affari. Nel marzo 1982 fu cacciato dal Consiglio Nazionale di Sicurezza quando l'FBI indagava se costui avesse fornito documenti segreti a membri dell'ambasciata israeliana (vedi Taking Sides: America’s Secret Relations with a Militant Israel di Stephen Green). Descritto come un "fanatico del Likud", il partito del primo mnistro israeliano Ariel Sharon, Feith fu riscattato dalla sua disgrazia dal neo-falco Richard Perle, allora sottosegretario della Sicurezza Nazionale del Pentagono. Perle è un recidivo in materia: ha recuperato anche Stephen Bryen, espulso dal Comitato Relazioni Estere del Senato nel marzo 1978 dopo che l'FBI lo sorprese mentre "forniva documenti riservati a un funzionario dell'ambasciata israelina in presenza del direttore dell'AIPAC", nella caffetteria dell'hotel Madison. Come ha dichiarato Yossi Alpher, ex agente del Mossad, i servizi segreti israeliani, al Washington Post "l'insinuazione che l'AIPAC, una lobby giudeo-statuinitense sia coinvolta nello spionaggio è peggiore di quella che riguarda Pollard, che potrebbe essere descritto come uno squilibrato poichè agiva da solo" (The Daily Star, 31-8-04).
Ricordiamo il caso di Jonathan Pollard. Quest'ultimo era un analista al servizio di intelligence della marina e arrivò a vendere, all'Ufficio delle questioni speciali di Israele (Lakam), un fascicolo di 800.000 pagine di informazioni confidenziali raccolte dallo spionaggio americano. E' stato arrestato nel 1985 e condannato alla catena perpetua. Il governo israeliano ha giurato e spergiurato che, da allora, non ha più svolto operazioni di spionaggio contro il suo migliore amico. Ma ci sono documenti che lo negano. Per esempio: un documento del 1996 dell'Uffico generale contabile (GAO) americano intitolato "Sicurezza industriale della Difesa: buchi negli accordi degli Stati Uniti con imprese di proprietà straniera" si segnala che, secondo fonti dell'intelligence,"il paese A" - identificato come Israele dal Washington Times il 2-2-96 - "porta a compimento operazioni di spionaggio contro gli Stati Uniti più aggressive di quelle di qualsiasi altro alleato degli Stati Uniti". E anche che "le informazioni militari segrete e le tecnologie militari più sofisticate sono obiettivi di alta priorità per i servizi di intelligence di questo paese". (estratto dal Jerusalem Post del 30-8-96).
Nei fatti: Israele si è convertito, negli ultimi 20 anni, in un paese esportatore di tecnologia bellica e possiede la tecnologia più avanzata del mondo. E non solo perchè compra negli Stati Unti armamenti molto sofisticati, spesso grazie ai suoi simpatizzanti neoconservatori del governo. Alla fine del 1995 il servizio investigativo del Pentagono fece circolare, tra le imprese statunitensi produttrici di armamenti, un memorandum in cui si avvertiva che " Israele ha intenzione di recuperare con la forza informazioni riguardanti la tecnologia militare e industriale" (The Washington Post, 30-1-96).

Lo spionaggio industriale si somma a quello di carattere politico: Tel Aviv insiste oggi affinchè la Casa Bianca porti a compimento i suoi piani di attacco preventivo all'Iran, altro membro dell' "asse del male".
Agenti dell'FBI hanno interrogato Rosen - quello del fiore notturno- e altri membri dell'AIPAC e forse stanno controllando le ricerche investigative passate che coinvolgono alti funzionari del governo, come il sottosegretario della Difesa Paul Wolfowitz e altri neoconservatori filoisraeliani. Franklin sarebbe solo un sottile filo della rete che progetta strategie per abbattere i governi di Iran e Siria, come ha fatto con l'Iraq. Per i neofalchi, democratizzare l'Iran è la terza fase della guerra per il dominio del Medio Oriente e delle sue risorse energetiche. Gli è andata male in Afghanistan, peggio in Iraq e dare la scalata al conflitto non smette di essere una fuga verso l'orizzonte

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