giovedì 10 gennaio 2019

La grande utopia del palazzo di vetro


Anche le Nazioni Unite, come gli Stati Uniti d' Europa, sono un' utopia. Durante l' ultima grande guerra gli uomini, inorriditi dalla carneficina, sognavano un mondo diverso, un mondo migliore, in cui gli Stati, invece di combattersi, avrebbero creato grandi associazioni internazionali, grandi federazioni, per dirimere pacificamente i loro conflitti. Una forza internazionale doveva garantire la sicurezza, bloccare gli aggressori; così sarebbe nato il "New World Order", il nuovo ordine mondiale. Per attuare il grande ideale nacquero, nel 1945, le Nazioni Unite, come era nata dopo l' altra guerra per fini analoghi, la Società delle Nazioni. Si voleva tornare all' età dell' oro, bandire l' uso della forza, vivere d' amore e d' accordo. MA QUESTI progetti funzionerebbero solo se l' uomo fosse una creatura razionale. Purtroppo non lo è. Anche le utopie servono a qualche cosa. Nel nostro continente non si sono fatti gli Stati Uniti d' Europa, e probabilmente non si faranno mai; ma nel tentativo di farli si è creato un mercato comune, si sono abolite le dogane, si è agevolata la circolazione di uomini e di capitali, con grande vantaggio per tutti. Nel caso delle Nazioni Unite i benefici sono stati meno evidenti; ma non c' è alcun dubbio che l' organizzazione internazionale ha svolto compiti importanti, ha reso grandi servizi. In numerose occasioni, una ventina attraverso gli anni, reparti dell' Onu sono intervenuti per assicurare la pace, o per imporla; spesso ci sono riusciti. In quasi mezzo secolo, l' Onu ha fatto tante altre cose, più o meno utili secondo il punto di vista; ed è servita negli anni della guerra fredda come punto di incontro, come camera di compensazione fra i rappresentanti dei due campi. In aula si pronunciavano discorsi infuocati; Krusciov, in una giornata di pessimo umore, si tolse una scarpa e la battè più volte sul banco, per indicare quanto fosse arrabbiato. Ma la sua ira poteva trovare, se non ci fosse stato il dibattito all' Onu, sfoghi più pericolosi. Intanto nei corridoi, avvenivano scambi di idee meno plateali, più proficui. Le Nazioni Unite, anche se non creavano il Nuovo Ordine Mondiale, aiutavano a gestire quello esistente. Oggi tuttavia, con la fine della guerra fredda, nasce per l' organizzazione una crisi di identità. In teoria doveva essere un' istituzione al di sopra delle parti; in pratica è ormai considerata un perfido strumento degli occidentali per imporre, sotto la finzione dell' internazionalismo, la loro volontà. La sua struttura è superata. Il consiglio di sicurezza, cervello dell' organizzazione, rifletteva i rapporti di forza alla fine della guerra, quando gli Stati vincitori, Stati Uniti, Unione sovietica, Cina, Francia e Inghilterra si assumevano il compito di governare il mondo; oggi il peso della Francia e dell' Inghilterra sulla scena mondiale è diminuito, l' Unione sovietica addirittura non esiste più (è stata sostituita dalla Russia), e sono sorte invece nuove potenze, la Germania e il Giappone, che bussano alla porta. L' ambiguità era presente fin dal primo momento. Le Nazioni Unite, lo abbiamo detto, nascevano per inseguire un ideale, quello della pace fra i popoli, della federazione mondiale sognata dai filosofi; ma erano viste anche come il tentativo, da parte dei vincitori, di fermare il mondo com' era, di rendere eterni nel tempo i frutti della vittoria. Adesso, la spinta idealistica è totalmente dimenticata, e prevalgono le fredde considerazioni della "realpolitik". Gli Stati Uniti sono la superpotenza che domina il mondo, e si serve delle Nazioni Unite per dominarlo meglio: così si pensa in Africa e in Asia. In cinquant' anni, o poco meno, si è intanto creata un' organizzazione burocratica immensa, molto costosa, con ramificazioni in tutti i continenti, segretariati, commissioni, comitati, agenzie, istituti; e con tutti i vizi tipici delle burocrazie, arroganza, gelosie, avidità, resistenza contro le innovazioni. Un segretario generale intelligente ed energico, Boutros-Ghali, più ricco di fantasia che di capacità gestionale, deve ora mettere in ordine l' istituzione, e trovarle nuove vocazioni. Polizia internazionale? Mancano i mezzi, e gli interventi militari importanti sono roba americana. Assistenza economica? Già esistono la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, più adatti a elargirla. Guida allo sviluppo nel Terzo Mondo, conciliando progresso economico e democrazia? La formula è suggestiva e qualcuno l' ha proposta, ma non si capisce bene che cosa voglia dire. Nelle incertezze, nei dubbi di coscienza di questo periodo si presentano emergenza terribili: Jugoslavia, Somalia, Mozambico. Le Nazioni Unite non sanno come affrontarle, e riflettono il disorientamento dei governi più autorevoli dell' Occidente, degli Stati Uniti, della Comunità europea. Bisogna limitarsi a creare cordoni sanitari? o è giusto intervenire contro i "cattivi", ieri Saddam, oggi Aidid, per distruggerli? Si decide di caso in caso. La fine della guerra fredda mette in crisi ciò che si è creato, bene o male, in mezzo secolo. Ne risentono le costruzioni più fragili e macchinose: questo è vero delle Nazioni Unite, è vero della Comunità europea. Bisogna ripensare tutto da capo.

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